Mercati e Finanza
Wall Street paga chiodo fisso tassi Fed. Il trend dello S&P 500 dalla II Guerra Mondiale nel mese peggiore dell’anno
Fonte: WSI – 1 Settembre 2022
Dopo un agosto negativo il mese di settembre conferma il trend ribassista di Wall Street. La borsa Usa continua a scontare il chiodo fisso dell’inflazione e del conseguente rischio di una Fed più hawkish. Alle 16 circa ora italiana, il Dow Jones perde 130 punti circa (-0,40%), a 31.383 punti; lo S&P 500 arretra dello 0,62% a quota 3.930, mentre il Nasdaq Composite è in flessione dell’1% circa, a 11.702 punti.
I sell colpiscono azioni e Treasuries Usa, e le scommesse sui mercati di una Fed ancora più aggressiva sui tassi scatenano una nuova impennata dei Treasuries Usa a due anni.
Oggi i rendimenti dei titoli di stato Usa a due anni hanno testato il nuovo record dal novembre del 2007, in 15 anni, schizzando fino al 3,516%, per poi ridurre la fiammata e viaggiare attorno al 3,5%.
Si conferma ormai in modo più che lampante l’inversione della curva dei rendimenti Usa: anche i tassi dei Treasuries a 10 anni sono balzati, incassando un rialzo di ben 11 punti base, ma a un livello inferiore rispetto a quello dei tassi a due anni, attorno al 3,248%. Inferiori ai tassi a due anni anche i tassi a 30 anni, che avanzano oggi al 3,365%.
La fiammata dei rendimenti dei Treasuries si spiega con l’atteggiamento sempre più hawkish della Fed, confermato dalle dichiarazioni del presidente Jerome Powell che, venerdì scorso, nel suo intervento al simposio di Jackson Hole, ha ribadito la sua determinazione a sfiammare l’inflazione con nuovi rialzi dei tassi, a costo di provocare “una certa sofferenza” all’economia e al mercato del lavoro Usa.
A rincarare la dose è stata ieri Loretta Mester, presidente della Federal Reserve di Cleveland e membro votante del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, preposto alla determinazione dei tassi.
Mester ha affossato le speranze che la banca centrale americana, l’anno prossimo, possa tornare a tagliare i tassi, dopo i rialzi aggressivi previsti per quest’anno, già avviati per fermare l’impennata dell’inflazione.
“La mia view al momento è che sarà necessario portare i tassi sui fed funds a un valore al di sopra del 4% entro la fine dell’anno prossimo, per permanere a quel livello”, ha detto Mester, stando agli estratti di un discorso riportati dalla Cnbc.
Wall Street è reduce dalla quarta sessione consecutiva di smobilizzi: ieri gli indici azionari americani hanno fallito di nuovo il tentativo di recupero accennato nelle prime ore della giornata di contrattazioni.
Il risultato è che il Dow Jones Industrial Average ha perso 280,44 punti, o quasi lo 0,9%, a 31.510,43 punti. Lo S&P 500 è arretrato dello 0,8% a quota 3.955, mentre il Nasdaq Composite ha lasciato sul terreno lo 0,6% a 11.816,20.
La partenza negativa di Wall Street – oltre a essere la prima sessione di settembre, oggi inizia anche l’ultimo trimestre del 2022 – non è di buon auspicio.
Settembre è noto per essere il mese peggiore dell’anno per la borsa Usa. Dai dati del CFRA emerge di fatto che, a partire dalla Seconda Guerra Mondiale, lo S&P 500 ha perso in media lo 0,56% a settembre; l’indice ha chiuso il mese in rosso nel 56% delle volte, da allora, salendo poi in media dello 0,9% a ottobre.
Stando sempre ai numeri del CFRA (tra le società indipendenti di ricerca sugli investimenti più grandi al mondo), lo S&P 500 ha guadagnato inoltre a novembre e dicembre rispettivamente l’1,4% e l’1,6%.
In tutti i mesi, il listino ha guadagnato in media lo 0,7% dal 1944; l’unico altro mese negativo oltre a quello di settembre è stato febbraio, con una flessione in media pari a -0,2%.
Tornando al 2022, ad agosto il Dow Jones ha perso il 4,1%, lo S&P 500 e il Nasdaq hanno riportato perdite rispettivamente pari a -4,2% e -4,6%.
Tra i titoli sotto i riflettori nella sessione odierna, si mette in evidenza il calo di Nvidia, dopo la notizia relativa al colosso produttore di chip. In una documentazione depositata presso la Sec, Nvidia ha reso noto di aver ricevuto ordine dal governo americano, il 26 agosto scorso, di richiedere una nuova licenza per poter esportare nuovi prodotti in Cina, Hong Kong inclusa. Il titolo cede a Wall Street più dell’8%.
Washington vuole infatti evitare che i semiconduttori prodotti dal gigante americano possano venire utilizzati dall’esercito cinese. Nvidia ha comunicato che le restrizioni imposte alle sue esportazioni in Cina colpiranno i CPU A100 e H100, che vengono venduti alle aziende.
La società ha aggiunto di prevedere per questo trimestre una perdita di $400 milioni a causa delle mancate potenziali vendite alla Cina.