Mercati e Finanza
L’ESG impone le scelte di investimento a quasi 1 gestore attivo su 2
Fonte: WSI – di Alessandra Caparello – 15 Novembre 2022
Quasi un gestore attivo su due deve seguire le indicazioni di investimento che provengono dagli analisti ESG interni alle singole società e uno su tre ha solamente parziale indipendenza in merito alle scelte di portafoglio. Questo è uno dei risultati principali della ricerca ESG.IAMA (ESG Identity Asset Manager Assessment) realizzata da ET.Group – The ESG knowledge company, think tank specializzato in sostenibilità e ideatore del salone.SRI, evento dedicato alla finanza sostenibile che si chiuderà oggi.
Il sondaggio è stato realizzato raccogliendo le informazioni fornite da oltre 20 sgr internazionali, che complessivamente gestiscono masse ESG pari a oltre 122 miliardi di euro, il 32% del totale ESG distribuito in Italia. Obiettivo delle 113 domande, suddivise in 5 macro-sezioni, è “girare le telecamere” all’interno delle singole società, per capire quanto a fondo la sostenibilità ne influenzi la governance e l’operatività. Sulla base di un punteggio massimo ottenibile pari a 100, la media dei partecipanti ha ottenuto 51,12 punti, a fronte di una mediana pari a 54,84 punti.
L’ESG nell’asset management
Inoltre il sondaggio ha permesso di individuare altre tendenze molto chiare in favore della sostenibilità declinata nella governance societaria: ad esempio, 1 sgr su 2 prevede che una parte della remunerazione del management sia legata al raggiungimento di target ESG, stessa percentuale che si riscontra rispetto alla presenza o meno in azienda di una figura di head of diversity & inclusion.
Tra i risultati dell’indagine anche il fatto che il 40% degli asset manager partecipanti ha definito chiaramente il proprio obiettivo in termini di sostenibilità, includendolo ufficialmente nella comunicazione corporate societaria. Inoltre nella lista delle policy ESG incluse formalmente in documenti societari, è possibile individuare le dimensioni in cui le sgr sono più avanti in termini di adesione e quelle in cui significativi passi avanti sono ancora possibili. Tra le prime, quella relativa all’universo ambientale, alla diversità e inclusione, alla remunerazione e al conflitto di interessi. Tra le seconde, rispetto alle quali poche società hanno definito chiare linee guide ufficiali, quella sull’economia circolare, sullo smaltimento dei rifiuti, sulla corruzione. Luca Testoni, fondatore del salone.SRI, ha commentato:
“Abbiamo immaginato e poi sviluppato la ricerca ESG.IAMA sulla base della consapevolezza che, per superare le critiche sempre più frequenti, gli attacchi e, soprattutto, creare credibilità, sia l’intero sistema finanziario e del risparmio gestito a dover portare avanti una sorta di auto-esame sulla propria governance dei fattori ESG. I risultati – sotto certi punti di vista sorprendenti, come quello relativo al ruolo sempre più importante degli analisti ESG nelle scelte di investimento dei gestori – indicano che la strada verso la sostenibilità in termini di governance è stata intrapresa con grande decisione, fattore che sicuramente rassicura ma che non deve far venire meno gli sforzi per una sempre maggiore diffusione dei criteri ESG a 360°”.